mercoledì 21 novembre 2012


Notturno n.1


Avido di piccoli attimi di latitudini diverse, mi appresto a raccontarvi di quando il mare litigò col vento.
Feroci sillabe sussurravano da nord, ruggiti immensi sprigionavano le fauci al largo piu’ in basso ad ovest. E sputi e schizzi, fulmini e lacrime nel cuore di quella tempestosa notte, io vidi ed ascoltai finche’ al sorprendermi dell’albeggiare raccolsi i pezzi, tutti quei pezzi di me stesso sparsi sul pavimento, come fiocchi di cotone pesanti e fragili, d'oppressione, di pazienza.
Sudato spalle al muro in piedi adesso osservo il campo di battaglia sereno e docile, pausa o fantasma notturno e perche’ proprio a me…
L’odore, cavalcando quella spuma, di iodio intenso mi inspirava nel cervello e nell’anima, come una brezza profumata spazzava via tutte le mie angosce.
Nemmeno la tenacia neuropsicologica delle mie paure piu’ profonde resisteva, scivolava giu’ come olio e si dissolveva come pulviscolo stellare all’altezza del diaframma, povera piccola ci ero tanto affezionato.
E adesso superato lo stupore sento circolare nel mio corpo come un pentagramma, una retina che completano l’ingegneria del mio essere, sono le sue parole il linguaggio universale della chimica induttiva, collera e paura sulle ali di un sorriso, gineprai genetici di ancestrale utopia, fai l’amore, lo senti, certe mattine lo senti, e certe notti ti cala dentro come un raggio di luna e t’inebria, ma ti possiede, ti possiede la tua donna, tu no, poco dopo ci capisci qualcosa e un po’ la possiedi anche tu, contento?
Io so solo che ho fame di quel cibo speciale fatto dei sospiri del vento e del mare.
Perdonate la mia testa alta.
Sol del mare non perdona ed io non vi perdonero’ mai.

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